L’albero... è difficile immaginare un’altra presenza della natura così carica di significati, di metafore, di allegorie.
Ci accostiamo all’albero e subito abbiamo la sensazione di entrare in un territorio misterioso: lì sogno e realtà si mescolano, e anche noi ci sentiamo assorbire, perdiamo i nostri contorni epidermici, il nostro pensiero si rarefà... diventiamo lo stormire delle foglie, l’anima nascosta del vento che penetra fra i rami, il brusio delle misteriose presenze che popolano le fronde, gli interstizi della corteccia, il mondo sotterraneo delle radici.
Accanto ad un albero proviamo perciò la sensazione di non essere soli, ma di essere parte della natura che ci circonda.
L’albero riunisce in sè le caratteristiche pregnanti della natura, è questo che accresce il suo registro simbolico, lo rende immagine, epifania della natura: come forza, biodiversità, complessità ed essenza di relazione con l’universo vivo.
In natura la stabilità di un sistema viene assicurata dalla ricchezza in diversità: l’albero proteiforme, ma altresì luogo di biodiversità ci fa comprendere sul campo cosa significhi valorizzare la diversità.
Ci accostiamo all’albero e subito abbiamo la sensazione di entrare in un territorio misterioso: lì sogno e realtà si mescolano, e anche noi ci sentiamo assorbire, perdiamo i nostri contorni epidermici, il nostro pensiero si rarefà... diventiamo lo stormire delle foglie, l’anima nascosta del vento che penetra fra i rami, il brusio delle misteriose presenze che popolano le fronde, gli interstizi della corteccia, il mondo sotterraneo delle radici.
Accanto ad un albero proviamo perciò la sensazione di non essere soli, ma di essere parte della natura che ci circonda.
L’albero riunisce in sè le caratteristiche pregnanti della natura, è questo che accresce il suo registro simbolico, lo rende immagine, epifania della natura: come forza, biodiversità, complessità ed essenza di relazione con l’universo vivo.
In natura la stabilità di un sistema viene assicurata dalla ricchezza in diversità: l’albero proteiforme, ma altresì luogo di biodiversità ci fa comprendere sul campo cosa significhi valorizzare la diversità.
Il rapporto dell’albero con il terreno è un rapporto forte, tale da divenire uno dei topoi più precisi del pensiero umano: pensiamo solo alla frequenza dell’uso metaforico di termini come “radici”, “radicato”, “radicale”. Le radici dell’albero sono il punto di partenza ma al tempo stesso il punto d’arrivo di tutta la sua fisiologia: esse affondano nella terra e traggono dalla terra l’energia vitale per ergersi verso il cielo,
Il tronco dell’albero catalizza e orienta il nostro pensiero, anche lui crescerà verticalmente verso l’alto, usiamo la stessa metafora per parlare di crescita interiore, di aumento cognitivo... e parliamo di raggiungere la vetta, di pensieri alti. E il cielo diventa per noi la sede del pensiero immortale, della perfezione, là dove tende il tronco dell’albero. Lassù le chiome libere sono abitate da un universo vivente invisibile, abituarsi a guardare in alto significa in un certo senso prendere confidenza con l’astrazione, e difatti molti studiosi sottolineano l’importanza di questa tensione verso l’alto nella nascita del pensiero, della ricerca scientifica, dello spirito religioso.
L’evoluzione seriale dei rami, via via che cresce il nostro albero, ci mostra la progressione, lo sforzo, ci indica la successione parentale e non a caso la disegneremo come albero genealogico, che nella grande intuizione darwiniana diverrà albero filogenetico.
L’intreccio dei rami ha da sempre alimentato la fantasia dell’uomo, tratteggiando fantomatiche braccia protese, profili benauguranti o incombenti.
Immobile e imponente, con la sua longevità sembra sfidare il tempo, dà l’idea del tempo, della finitezza della natura umana, della caducità della vita dell’uomo. La vita dell’albero apre le porte al pensiero generazionale; gli alberi dei nostri avi, le querce millenarie sono i santuari delle tradizioni, della continuità, una continuità che non viene interrotta dalla morte: sotto gli alberi piantati dai genitori gli uomini cresceranno i loro figli: arricchisce perciò di significati diacronici e finalistici la nostra vita, breve e faticosa.
Le diverse mitologie, greca, latina, celtica, germanica, sono ricchissime di citazioni e di spunti che ruotano intorno alla figura dell’albero: pensiamo ai culti dionisiaci, alle amadriadi, alla stessa mitologia legata al dio Pan. L’albero presenza protettiva, ma anche forza della natura, flusso di energie biologiche difficilmente contenibile nell’argine del puro razionalismo, è diventato nel tempo anche monito a una cattiva coscienza ecologica dell’uomo. L’uomo del mondo antico avvertiva come il tagliare un albero millenario fosse in qualche modo un atto sacrilego, e per questo era infatti necessario chiedere il permesso agli dei. L’albero perciò entra direttamente nella storia dell’uomo, e a seconda dei miti e degli usi che infonde nelle diverse popolazioni caratterizza le loro culture. Ecco allora che si disvelano gli innumere voli richiami antropologici celati nei miti delle origini, dall’Eden di tradizione ebraica alla favolosa età dell’oro di origine greca.
L’albero affonda le radici nel nostro immaginario, la sua simbologia è carica di riferimenti culturali ed etnologici, la sua presenza diviene analogia di protezione, serenità, bellezza. L’albero è vivo ma poggia sul suo tempo passato, può rivelarci il clima di stagioni antichissime, l’albero sfida il tempo... Alberi millenari abitati dalle più strane creature, pieni di rumori, di segnali, di armonie nascoste, alberi come armonie del disordine e forse proprio per questo difficilmente incasellabili in categorie antropocentriche. L’albero ferma la desertificazione, nutre il terreno, mantiene il suo carico organico, la sua umidità. L’albero assomiglia ad un contadino saggio. Perciò l’albero non è solo un simbolo, è l’interlocutore migliore per parlare di ecologia. Quante cose l’uomo ha imparato dagli alberi! Fermiamoci a riflettere, magari proprio accanto a un albero, vediamo se riusciamo a capire l’essenza del pensiero ecologico, che non è tematico, come molti credono, ma paradigmatico.
L’ecologia non si limita a descriverci l’ambiente, ci dice che la natura si regge su rapporti reciproci proprio come un castello di carte. Da soli siamo una carta, insieme siamo un castello. Se togliamo anche una sola carta, l’intera struttura si affloscia. Abbiamo imparato qualcosa di più che una semplice descrizione di ambiente: la vera conoscenza ecologica modifica il nostro modo di essere. Gli alberi ce lo suggeriscono, osservarli è una occasione in più che abbiamo per comprendere il nostro posto sul Pianeta. C’è chi afferma che persino il concetto stesso di tempo, con la sua circolarità, sia in qualche modo legato agli anelli di accrescimento, ben riconoscibili nel tronco di un albero abbattuto.
Imparare a conoscere gli alberi, ad apprezzare il loro ruolo centrale nell’ecologia globale del pianeta è perciò una priorità. L’albero ha infatti forti valenze ecologiche, pensiamo ad esempio al ruolo di grande fornitore di ossigeno per la biosfera, alla sua funzione di ammortizzatore nell’impedire il dissesto idrogeologico, all’importanza come ecosistema per moltissime specie animali e da ultimo al suo ruolo di sentinella ambientale, capace cioè di avvisarci se l’ambiente è più o meno inquinato. Insomma l’albero occupa un ruolo centrale nella valutazione dell’ambiente nel suo insieme, al punto che possiamo dire che un ambiente ricco di alberi è comunque una buona garanzia di maggiore naturalità, di presenza di animali, di un ambiente in cui tutti i parametri microclimatici sono in qualche modo mitigati. L’albero è infatti un ecosistema complesso, luogo di scambi biologici, ove poter osservare la riproduzione degli uccelli, il pronubismo degli insetti, e moltissimi altri fenomeni naturali, quali i cicli stagionali, le simbiosi, i mimetismi.
L’albero è pertanto un luogo di ricerca e di riflessione sui valori, sui significati, sulla cultura umana: albero come rete di relazioni tra valori umani e valori ambientali.
Solo un approccio antropocentrico può chiamare "vita" unicamente la vita umana.
La vita, quella di un albero o di un insetto, quella di un batterio o di un elefante, è comunque un processo capace di essere "causa e fine della propria azione".
Nel frattempo interroghiamoci pure sull’importanza dell’albero nella vita e nella cultura dell’uomo! Le nostre città stanno perdendo quei pochi fazzoletti di verde che come piccole isole interrompevano la monotonia dei palazzi e delle strade asfaltate. Oggi questi esili giardini sono soffocati dall’invasività del cemento, e noi stiamo perdendo familiarità e consuetudine con gli alberi.
Eppure l’albero valorizza le nostre città, dà più forza alle bellezze architettoniche del paesaggio urbano, ritaglia angoli per il gioco dei bambini, per la passeggiata dell’anziano.
Riusciamo ancora ad accorgercene? Siamo così distratti!
In un mondo che pullula di referenti artificiali, che sogna davanti ad ogni virtualità è veramente difficile recuperare nella nostra attenzione la presenza della natura, essere catturati, presi dall’ammirazione, ma anche confortati alla vista di un albero.
Qual è il significato dell’albero nella nostra vita? Nella quotidianità? Nel nostro senso estetico?
L’albero che tempera le asprezze del clima, profuma le nostre serate primaverili, rende le nostre città più a misura d’uomo... se per uomo intendiamo anche il bambino, il giovane, l’anziano, colui che ha bisogno anche di sognare, immaginare, riflettere e soprattutto fermarsi.
L’albero luogo privilegiato per avvicinare e conoscere tantissime specie di animali, per fare birdwatching, studiare gli insetti, osservare gli scoiattoli, i ghiri. Cosa significa per noi?
L’albero che aiuta l’agricoltura, ad esempio sotto forma delle siepi che creano le occasioni per la lotta biologica, attutiscono i rigori dell’inverno, temperano il clima. L’albero che ci affascina con le sue foreste suggestive, arricchisce il nostro immaginario, la nostra fantasia, il nostro lessico intellettuale...
Il tronco dell’albero catalizza e orienta il nostro pensiero, anche lui crescerà verticalmente verso l’alto, usiamo la stessa metafora per parlare di crescita interiore, di aumento cognitivo... e parliamo di raggiungere la vetta, di pensieri alti. E il cielo diventa per noi la sede del pensiero immortale, della perfezione, là dove tende il tronco dell’albero. Lassù le chiome libere sono abitate da un universo vivente invisibile, abituarsi a guardare in alto significa in un certo senso prendere confidenza con l’astrazione, e difatti molti studiosi sottolineano l’importanza di questa tensione verso l’alto nella nascita del pensiero, della ricerca scientifica, dello spirito religioso.
L’evoluzione seriale dei rami, via via che cresce il nostro albero, ci mostra la progressione, lo sforzo, ci indica la successione parentale e non a caso la disegneremo come albero genealogico, che nella grande intuizione darwiniana diverrà albero filogenetico.
L’intreccio dei rami ha da sempre alimentato la fantasia dell’uomo, tratteggiando fantomatiche braccia protese, profili benauguranti o incombenti.
Immobile e imponente, con la sua longevità sembra sfidare il tempo, dà l’idea del tempo, della finitezza della natura umana, della caducità della vita dell’uomo. La vita dell’albero apre le porte al pensiero generazionale; gli alberi dei nostri avi, le querce millenarie sono i santuari delle tradizioni, della continuità, una continuità che non viene interrotta dalla morte: sotto gli alberi piantati dai genitori gli uomini cresceranno i loro figli: arricchisce perciò di significati diacronici e finalistici la nostra vita, breve e faticosa.
Le diverse mitologie, greca, latina, celtica, germanica, sono ricchissime di citazioni e di spunti che ruotano intorno alla figura dell’albero: pensiamo ai culti dionisiaci, alle amadriadi, alla stessa mitologia legata al dio Pan. L’albero presenza protettiva, ma anche forza della natura, flusso di energie biologiche difficilmente contenibile nell’argine del puro razionalismo, è diventato nel tempo anche monito a una cattiva coscienza ecologica dell’uomo. L’uomo del mondo antico avvertiva come il tagliare un albero millenario fosse in qualche modo un atto sacrilego, e per questo era infatti necessario chiedere il permesso agli dei. L’albero perciò entra direttamente nella storia dell’uomo, e a seconda dei miti e degli usi che infonde nelle diverse popolazioni caratterizza le loro culture. Ecco allora che si disvelano gli innumere voli richiami antropologici celati nei miti delle origini, dall’Eden di tradizione ebraica alla favolosa età dell’oro di origine greca.
L’albero affonda le radici nel nostro immaginario, la sua simbologia è carica di riferimenti culturali ed etnologici, la sua presenza diviene analogia di protezione, serenità, bellezza. L’albero è vivo ma poggia sul suo tempo passato, può rivelarci il clima di stagioni antichissime, l’albero sfida il tempo... Alberi millenari abitati dalle più strane creature, pieni di rumori, di segnali, di armonie nascoste, alberi come armonie del disordine e forse proprio per questo difficilmente incasellabili in categorie antropocentriche. L’albero ferma la desertificazione, nutre il terreno, mantiene il suo carico organico, la sua umidità. L’albero assomiglia ad un contadino saggio. Perciò l’albero non è solo un simbolo, è l’interlocutore migliore per parlare di ecologia. Quante cose l’uomo ha imparato dagli alberi! Fermiamoci a riflettere, magari proprio accanto a un albero, vediamo se riusciamo a capire l’essenza del pensiero ecologico, che non è tematico, come molti credono, ma paradigmatico.
L’ecologia non si limita a descriverci l’ambiente, ci dice che la natura si regge su rapporti reciproci proprio come un castello di carte. Da soli siamo una carta, insieme siamo un castello. Se togliamo anche una sola carta, l’intera struttura si affloscia. Abbiamo imparato qualcosa di più che una semplice descrizione di ambiente: la vera conoscenza ecologica modifica il nostro modo di essere. Gli alberi ce lo suggeriscono, osservarli è una occasione in più che abbiamo per comprendere il nostro posto sul Pianeta. C’è chi afferma che persino il concetto stesso di tempo, con la sua circolarità, sia in qualche modo legato agli anelli di accrescimento, ben riconoscibili nel tronco di un albero abbattuto.
Imparare a conoscere gli alberi, ad apprezzare il loro ruolo centrale nell’ecologia globale del pianeta è perciò una priorità. L’albero ha infatti forti valenze ecologiche, pensiamo ad esempio al ruolo di grande fornitore di ossigeno per la biosfera, alla sua funzione di ammortizzatore nell’impedire il dissesto idrogeologico, all’importanza come ecosistema per moltissime specie animali e da ultimo al suo ruolo di sentinella ambientale, capace cioè di avvisarci se l’ambiente è più o meno inquinato. Insomma l’albero occupa un ruolo centrale nella valutazione dell’ambiente nel suo insieme, al punto che possiamo dire che un ambiente ricco di alberi è comunque una buona garanzia di maggiore naturalità, di presenza di animali, di un ambiente in cui tutti i parametri microclimatici sono in qualche modo mitigati. L’albero è infatti un ecosistema complesso, luogo di scambi biologici, ove poter osservare la riproduzione degli uccelli, il pronubismo degli insetti, e moltissimi altri fenomeni naturali, quali i cicli stagionali, le simbiosi, i mimetismi.
L’albero è pertanto un luogo di ricerca e di riflessione sui valori, sui significati, sulla cultura umana: albero come rete di relazioni tra valori umani e valori ambientali.
Solo un approccio antropocentrico può chiamare "vita" unicamente la vita umana.
La vita, quella di un albero o di un insetto, quella di un batterio o di un elefante, è comunque un processo capace di essere "causa e fine della propria azione".
Nel frattempo interroghiamoci pure sull’importanza dell’albero nella vita e nella cultura dell’uomo! Le nostre città stanno perdendo quei pochi fazzoletti di verde che come piccole isole interrompevano la monotonia dei palazzi e delle strade asfaltate. Oggi questi esili giardini sono soffocati dall’invasività del cemento, e noi stiamo perdendo familiarità e consuetudine con gli alberi.
Eppure l’albero valorizza le nostre città, dà più forza alle bellezze architettoniche del paesaggio urbano, ritaglia angoli per il gioco dei bambini, per la passeggiata dell’anziano.
Riusciamo ancora ad accorgercene? Siamo così distratti!
In un mondo che pullula di referenti artificiali, che sogna davanti ad ogni virtualità è veramente difficile recuperare nella nostra attenzione la presenza della natura, essere catturati, presi dall’ammirazione, ma anche confortati alla vista di un albero.
Qual è il significato dell’albero nella nostra vita? Nella quotidianità? Nel nostro senso estetico?
L’albero che tempera le asprezze del clima, profuma le nostre serate primaverili, rende le nostre città più a misura d’uomo... se per uomo intendiamo anche il bambino, il giovane, l’anziano, colui che ha bisogno anche di sognare, immaginare, riflettere e soprattutto fermarsi.
L’albero luogo privilegiato per avvicinare e conoscere tantissime specie di animali, per fare birdwatching, studiare gli insetti, osservare gli scoiattoli, i ghiri. Cosa significa per noi?
L’albero che aiuta l’agricoltura, ad esempio sotto forma delle siepi che creano le occasioni per la lotta biologica, attutiscono i rigori dell’inverno, temperano il clima. L’albero che ci affascina con le sue foreste suggestive, arricchisce il nostro immaginario, la nostra fantasia, il nostro lessico intellettuale...
Un’ultima domanda: ha un senso chiedersi cosa rappresentiamo noi per lui?
di Roberto Marchesini - tratto da "Quaderni di bioetica"1966 Macro Edizioni
http://www.incendiboschivi.org/docum/varie/bioetica/albero1.htm
http://www.incendiboschivi.org/docum/varie/bioetica/albero1.htm